MYWAY: SOLITI DIECI CRUDI MINUTI

SOLITI DIECI CRUDI MINUTI

di Mariano Leo Piro

 

 

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Ore 7,50: sei sotto casa, monti in sella al tuo fedele motorino e via, per una nuova entusiasmante giornata di lavoro.

 

Ore 7,51: via Padova ti scorre via veloce, multietnica, appassionata, chiassona e con qualche nota di rosso sangue sui marciapiedi che dona quel giusto tono pulp all’intera atmosfera.

 

Ore 7,52: piazzale Loreto. Non cambia mai. Eterno punto di riferimento, sia per chi in questa parte di Milano ci è nato e vissuto, sia per chi no. Le banche lo accerchiano, cingendolo stretto come delle amanti gelose. Fermo al semaforo, al verde scatti e ti allontani, fulmineo, lasciandotelo alle spalle come un nostalgico “saltabancone” dei magici ’70.

 

Ore 7,53: corso Buenos Aires. Già il nome ti riempe la bocca. Ti viene in mente l’abbondanza, il grano, la bellavita, negozi, puttane & champagne. Tutta una carrellata di attività, una a ridosso dell’altra, più o meno storiche. La passeggiata “a braccetto” per vetrine illuminate in prossimità di Natale è un rito sentito più della Santa Messa, quasi come un derby. Ma ai regali ci pensi tra sei mesi ed alla stracittadina tra un paio, mentre tu tra pochi minuti devi essere al lavoro, quindi te ne fotti, apri il gas e fili via.

 

Ore 7,54: Lima… ‘sto cazzo! Un must.

 

Ore 7,55: semaforo perennemente rosso all’incrocio con viale Tunisia. Inganni l’attesa osservando le foto di quei manici di scopa rovesciati e quasi vestiti da CK. Noti che hanno tutti sempre la stessa effervescente espressione di chi muore di fame da mesi per riuscire a farsi immortalare pressato nei jeans della Barbie. Tu che invece porti fiero una XL e giri armato di un potentissimo panino con la mortadella da sfoderare a metà mattina, fili via liscio come una lama rovente che penentra nel burro. Alla faccia di chi ti vuole male.

 

Ore 7,56: addirittura un minuto per fare 100 metri, nemmeno fossi a piedi. Ma anche questo diventa possibile quando davanti ti ritrovi un grigio pulmino ATM, che non capisci a che cazzo serva a parte zigzagare senza motivo. Provi a sorpassarlo invano sia a sx che a dx quel cesso con le ruote, ed alla fine ti rassegni per evitare un poderoso frontale. Curioso, non resta che affiancarlo per scoprire l’artista che siede al posto guida.

 

Ore 7,57: con la stessa espressione di Robert De Niro in “Heat – La Sfida” fai capolino al finestrino di quel dannato pulmino e ti si para davanti un’immagine che mai avresti voluto vedere. Lui, non uno qualunque, ma il mongoloide, per eccellenza. Auricolari infilati nelle orecchie come due supposte di glicerina e mani swiffer a strofinare uno stramaledetto tablet appoggiato sul volante. Ti fermi. Glaciale. Lo osservi ed aspetti
che si accorga della tua ingombrante figura. Dopo un paio di altre non curanti spolverate al display solleva il suo sguardo idiota e ti guarda come sorpreso. Pochi attimi fatali, non gli dai la possibilità di chiederti il perché sei lì statuario ad ammirarne la demenza. E’ il momento del meritato gesto ignorante: sollevi la mano destra, braccio teso in avanti e ruoti il palmo in alto. “Faccia di minchia… infilatelo nel culo il Grillo Parlante!” le tue semplici ma accorate parole mentre il cocchiere cuordileone si premura nell’inserire la sicura alle portiere.

 

Ore 7,58: avuta la tua prima quotidiana e sacrosanta scarica di adrenalina, riprendi il passo spedito in direzione Montenapoleone. Quì ti potresti incazzare di nuovo al solo pensiero che tu, tutto addobbato, motorino compreso, costeresti meno di quel paio di orribili pantofole tigrate esposte in vetrina. Ma non hai più tempo e, se non vuoi finire a passeggiare nel “quadrilatero della moda” col cappello in mano, è meglio che acceleri.

 

Ore 7,59: ci sei quasi, solo ancora pochi emozionanti attimi sullo sconnesso pavé meneghino ti separano dal traguardo.

 

Ore 8,00: congratulazioni sei arrivato a destinazione. Hai corso come un pazzo, ti sei innervosito, incazzato ed hai rischiato più volte l’incidente, ma hai saputo resistere ed alla fine ciò che conta davvero è che ce l’hai fatta! Ora rilassati e rallegrati mentre realizzi che adesso ti attende una nuova magnifica giornata di lavoro, schiavo del cazzo.

 

 

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Pubblicato da lavocedelmari

Giornalista